Petizione Sviluppo Cina
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministro degli Affari Esteri
Al Ministro dello Sviluppo Economico
Al Ministro dell’Economia
Milano, 6 dicembre 2010
LA PRESENZA DI HONG KONG NELL! BL!CK LIST ITALIANA E’ CAUSA DI GRAVI DANNI PER LA COMPETITIVITA’ DELLE PMI ITALIANE
Illustre Capo del Governo, Illustri Ministri,
Desideriamo esprimere la nostra profonda preoccupazione per la gravissima situazione di disparità in cui sono venute a trovarsi le imprese italiane che operano con Hong Kong e con la Cina, rispetto a quelle del resto d’Europa, in conseguenza della presenza della Regione !mministrativa Speciale di Hong Kong nella black list italiana dei cosiddetti Paradisi Fiscali.
Senza voler entrare nel merito delle motivazioni che hanno spinto il Governo italiano a inserire il territorio di Hong Kong nella black list, ma rendendoci comunque disponibili a dimostrarne l’infondatezza nella sede e nel modo che vorrà eventualmente segnalarci, desideriamo attirare la sua attenzione sull’impossibilitb delle aziende italiane di competere con i rispettivi concorrenti di Paesi come Olanda, Belgio, Lussemburgo, Austria, Svizzera. Regno Unito e Francia che, al contrario dell’Italia, hanno siglato accordi con il Governo di Hong Kong contro la doppia tassazione, per agevolare le operazioni economiche bilaterali delle proprie imprese, mentre tutti gli altri Paesi industrializzati non hanno mai inserito Hong Kong in alcuna black list ma, al contrario, investono ingenti somme a sostegno delle proprie imprese che operano sul mercato di Hong Kong.
Hong Kong, oltre a rappresentare uno dei principali mercati internazionali per le esportazioni di una lunga serie di prodotti Made in Italy che, tradizionalmente, godono di una forte attrattiva nei mercati asiatici, riveste un’importanza strategica fondamentale, come testa di ponte verso il grande mercato cinese, in cui tutto il mondo industrializzato ripone ogni speranza per far fronte alla crisi dei mercati europei e nord americani.
Lo strumento dell’Interpello, previsto per le aziende italiane che operano con i Paesi black list, è di difficile attuazione, in quanto richiede informazioni che le controparti estere non sono disponibili a fornire, e scoraggia soprattutto le piccole e medie imprese che non hanno le risorse economiche per le lunghe e complesse procedure burocratiche necessarie per ottenerlo. Le recenti ulteriori misure di controllo che impongono dichiarazioni mensili dei pagamenti ricevuti ed effettuati, con indicazioni dettagliate su clienti e fornitori localizzati nei Paesi black list, hanno inferto il colpo finale a migliaia di PMI italiane che aspirano ad espandersi in uno dei pochi mercati mondiali che registrano ancora forti tassi di crescita.
Le piccole e medie imprese italiane che aderiscono all’!ssociazione Sviluppo Cina chiedono un atto concreto ed urgente per porre fine a questa situazione.
Con osservanza.
Stefano De Paoli
Presidente