Un ricordo di p. Giuseppe Burghignoli, eroe della missione ad Hong Kong e in Cina

Un ricordo di p. Giuseppe Burghignoli, eroe della missione ad Hong Kong e in Cina

Fonte: www.asianews.it

di Angelo S. Lazzarotto
Giunto ad Hong Kong nel 1860, il missionario del Pime ha portato con sé le prime sei missionarie canossiane, che hanno aperto le prime scuole per ragazze, spesso salvando bambine abbandonate. Il sacerdote bolognese ha sempre avuto cura della missione anche nella Cina continentale. Le cerimonie di commemorazione ad Hong Kong nel 120mo anno della sua morte.

Hong Kong (AsiaNews) – La pamphlettistica cinese (e anche occidentale) predica spesso che i missionari sono persone che hanno lavorato in combutta con i colonizzatori e le potenze straniere; che il loro lavoro è stato dettato da mire di potere; che la loro dedizione è stata inutile e dimenticata. Queste affermazioni si basano su visioni ideologiche che non hanno nulla a che fare con la verità storica. La vita di p. Giuseppe Burghignoli (Bologna 1833- Hong Kong 1892), missionario del Pime, ne è un esempio.Giunto nell’allora colonia britannica, il sacerdote non si è fermato ad accudire i cristiani occidentali, ma ha da sempre lavorato per i cinesi e anche per i cinesi dell’impero. Con sé aveva portato le prime missionarie canossiane dall’Italia, che hanno aperto la prima scuola per ragazze nel territorio, rivoluzionando la visione tradizionale cinese sull’educazione, basata sulla esclusione delle donne. Il suo impegno a favore dei poveri lo ha reso indimenticabile per tutti: al suo funerale hanno partecipato migliaia di persone (le cronache dicono che al tempo è stato il funerale con il maggior numero di persone, di tutte le estrazioni e le religioni).

In occasione della pubblicazione del volume “I mezzi ed il fine – Un missionario in Cina nell’800”, scritto dal nipote di p. Burghignoli, il dott. Massimo Burghignoli, lo scorso 24 aprile ad Hong Kong si sono tenute alcune celebrazioni a ricordo dell’opera del missionario.

La celebrazione si è articolata in tre momenti diversi:

 •1)      Al Cimitero cattolico di S. Michael, a Happy Valley, dove è sepolto P. Burghignoli. Nel cimitero vi è un campo riservato ai preti diocesani o appartenenti a congregazioni religiose e istituti missionari. Dopo un certo numero di anni, i resti dei defunti vengono esumati e collocati nell’ossario vicino alla cappella. La tomba di P. Burghignoli invece è l’unica che è rimasta da quando il missionario vi è stato sepolto, a testimonianza della stima da lui goduta nella comunità.

•2)      Nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione, dove è stato ricordato il contributo dato da p. Burghignoli allo sviluppo della Chiesa di Hong Kong e all’erezione della cattedrale, benedetta il 7 dicembre 1888. In assenza del vicario apostolico, mons. Timoleone Raimondi, P. Burghignoli diresse la celebrazione, durante la quale pronunziò il discorso ufficiale.

•3)      Presso la casa centrale delle Suore Canossiane. P. Burghignoli ebbe una parte importante nella presenza e attività delle Canossiane a Hong Kong. Egli ne accompagnò il primo gruppo,  e fu sempre loro apprezzato consigliere.

 Nell’occasione, p. Angelo Lazzarotto, Pime, ha tenuto un discorso, presentando la figura del missionario, che riportiamo qui sotto:

 Anzitutto,  vorrei esprimere un grazie sincero agli organizzatori di questa commemorazione. Mi sento onorato per essere qui. Quando sono arrivato ad Hong Kong per la prima volta, circa 65 anni fa, la mia prima impressione di allora è la stessa che hanno molti visitatori oggi: un posto molto affollato, un posto dove la terra e lo spazio vale molto. Essa è così preziosa, che perfino i defunti non sono lasciati in pace. Sono rimasto sorpreso nel conoscere che i cattolici possono riposare in pace nel cimitero di Happy Valley solo per un periodo di tempo limitato. E mi è stato detto della necessità di stabilire una regola.  Eppure il semplice, ma molto visibile monumento eretto in onore di p. Giuseppe Burghignoli, rimane fin dai primi tempi del cimitero. E lì rimarrà, testimoniando il grande contributo dato da quest’uomo alla Chiesa cattolica e alla società civile di Hong Kong.

 

 

 

 

Quando p. Giuseppe è giunto qui nel 1860, aveva chiaro che nella colonia che cresceva in modo veloce, uno dei bisogni più acuti è quello della compassione e della carità, per correggere in qualche modo la linea prevalente dell’arricchirsi a tutti i costi. Le sei suore canossiane che egli aveva accompagnato dall’Italia dovevano far emergere questo aspetto della presenza cattolica qui. Compassione, carità, insieme all’educazione rimangonoun elemento fondamentale nella missione della Chiesa ovunque, per rendere noto eaccettabile il messaggio cristiano. E p. Burghignoli, Mak Sanfu, ha contribuito a rendere pienamente credibile questa testimonianza.

P. Giuseppe è stato un “uomo per tutte le stagioni”, per la rara competenza e la sua illimitata dedizione che ha profuso nei molti compoiti a lui assegnati. Io vorrei anche ricordare la sua costante attenzione ai bisogni delle zone rurali, oltre i confini della colonia britannica, dove i suoi confratelli stavano predicando il Vangelo. Una delle sue più grandi speranze che egli ha comunicato al suo superiore in Italia e al suo vescovo qui, era di ricevere il permesso di raggiungere p. Simeone Volonteri nel suo mandato di aprire una nuova missione nel lontano Henan, nel 1869: “Sono venuto come missionario dei cinesi – egli scrive al Superiore del Pime in Italia – e predicare ai cinesi è il grande ideale che il mio cuore desidera da tempo”.

Egli era cosciente che le cose nell’impero Qing non erano più facili di quelle nella colonia di Hong Kong.  Tutti – anche ad Hong Kong – erano rimasti scioccati per la tragica esperienza vissuta dalla missione cattolica di Tianjin nel 1870, quando una folla ha distrutto un orfanotrofio cattolico, accusando le suore francesi della Carità di comprare i bambini abbandonati per arricchirsi col la loro morte. Eppure, molto presto, p. Burghignoli non ha esitato a sostenere la causa di una anziana donna, che dopo un lungo viaggio in barca, a suo rischio e pericolo, spesso portava alle suore canossiane di Hong Kong  le bambine abbandonate che riusciva a ricuperare. Dopo aver saputo che la donna era stata minacciata per i suoi atti di carità, p. Giuseppe è andato personalmente a visitare il mandarino locale, in quella città della Cina continentale. Fortunatamente, quella volta, la giustizia e la carità hanno prevalso: il mandarino ha perfino pubblicato una dichiarazione ufficiale contro il tradizionale uso di abbandonare le bambine non volute, elogiando la cura di Muk Sanfu che aveva preso l’iniziativa – egli scrive – di aprire una casa dove essere avrebbero potuto ricevere cure ed educazione.

Anche oggi, se egli fosse qui, sono certo che la sua preoccupazione non si limiterebbe alla situazione locale, anche se importante. Egli condividerebbe le ansie della comunità cattolica nel mondo per le difficoltà e i pericoli che i seguaci di Cristo in Cina devono affrontare.

Io penso che il modo migliore di onorare questo lungimirante missionario del 19mo secolo sia quello di unirci in preghiera con tutti i nostri fratelli cristiani in Cina che, specie nel prossimo mese, invocheranno l’aiuto della Madonna al santuario di Sheshan, chiedendo libertà e pace sociale per questo grande popolo.

Il dott. Massimo Burghignoli ha da poco prodotto in lingua italiana un vivace profilo del suo parente. Speriamo che qualche storico locale possa presto darci un resoconto più completo della figura di questo grande missionario e del suo multiforme contributo allo sviluppo della società e della Chiesa di Hong Kong.